mercoledì 12 ottobre 2011

L' introduzione del sonoro


L' introduzione del sonoro..
Alle fine degli anni '20 alcune case produttrici non ancora così note ed affermate contribuiscono in maniera fondamentale alla nascita ed alla diffusione del sonoro. Una per tutte la Warner Bros., che collauda il Vitaphone, un sistema che utilizza una macchina da proiezione collegata in modo meccanico ad una sorta di giradischi che opera in maniera sincronizzata al video e ne fornisce il sonoro, qualora richiesto (qualche tempo dopo la Fox brevetta il Movietone, sistema in cui il suono viene direttamente registrato sulla pellicola, e la R.C.A. - Radio Corporation of America - presenta il suo Photophone). Così, nell' agosto del '26 viene proiettata Don Giovanni e Lucrezia Borgia, pellicola che è sì sonora (è la prima con musica registrata), però priva di dialoghi.
Bisogna aspettare circa un anno perchè si abbia un vero e proprio film parlato. E' infatti dell' ottobre del 1927 la prima proiezione pubblica di The Jazz Singer, di Alan Crosland. Sebbene la maggior parte delle sequenze siano solo accompagnate musicalmente, in alcune scene il protagonista - Al Jolson - canta e pronuncia alcune parole. Il 1928 segna poi l'uscita del primo film interamente parlato (all talkie), Lights of New York, di Bryan Foy.
Nel giro di pochi anni il sonoro diventa parte integrante di tutte le pellicole prodotte per il grande schermo, tant è che, nonostante la crisi che colpisce gli Stati Uniti dal 1929, già dal biennio 1932-1933 la quasi totalità delle sale cinematografiche risulta riconvertita al sonoro (alcune sale minori, nei primi anni di diffusione del sonoro, proiettavano film sonori ma senza audio, come se nascessero muti).

..alcuni suoi inconvenienti tecnici..
Naturalmente, l'introduzione del sonoro porta l' industria cinematografica a dover fronteggiare problemi che fino ad allora non si erano mai presentati, in particolar modo durante la fase delle riprese. Innanzitutto il problema dei microfoni. Essi, almeno inizialmente, non sono direzionali  e catturano qualsiasi rumore proveniente dal set. Risulta quindi necessario insonorizzare le macchine da presa, il tutto attraverso l'utilizzo di involucri costruiti attorno ad esse che ne limitano i movimenti e ne rendono difficoltoso l' utilizzo.
E poi il "problema della dizione". I primi microfoni sono poco sensibili, perciò per gli attori si rende quasi necessario il ricorso a lezioni di dizione al fine di ottenere una parlata lenta, chiara e scandita. Non a caso diversi dei primissimi dialoghi, scanditi da un ritmo piuttosto lento,  risultano un poco artificiali e macchinosi.
E ancora il problema della cinepresa multipla, ovvero una tecnica che permette di girare tutto in un'unica scena, ma al tempo stesso di non rinunciare ad una certa flessibilità nel montaggio successivo, attraverso l'utilizzo di tre o più macchine da presa capaci di definire diverse angolazioni strategiche ( che garantiscono campi lunghi, medi e altri leggermente differenti). Ma a causa  delle ingomranti cabine che racchiudono le cineprese, spesso le inquadrature mancano di precisione e "poichè si tendeva ad allineare le macchine da presa di fronte alla scena, certe inquadrature venivano a sovrapporsi mostrando parti di uno stesso spazio" (Bordwell-Thompson, Storia del cinema e dei film).

..ed altri stilistico-culturali..
A differenza del pubblico, che accoglie con incredibile entusiasmo l'introduzione del sonoro, diversi registi - e alcuni grandi registi  ( Charlie Chaplin in primis) - faticano molto ad accettarlo, mostrando le loro riserve e schierandosi contro la sua diffusione. Ma perchè tutto questo? Beh, per due motivi molto semplici. Innanzitutto tali registi sono consapovoli di aver portato il cinema muto ad un livello di perfezione estetica e contenutistica che all' improvviso viene profondamente demolito e banalizzato attraverso dialoghi e battute. In secondo luogo per la storica "paura del nuovo"; tutto ciò che è nuovo spaventa, perchè abbandona regole, insegnamenti, e consuetudini accumulate nel corso degli anni, azzera l'esperienza e porta le persone a ricominciare da capo ed a rimettersi in gioco. E per registi di un certo peso tutto questo è assai difficile da accettare.
Un esempio su tutti: dei tre personaggi più popolari del cinema muto degli anni '20 - Chaplin, Lloyd e Keaton - soltanto Chaplin riesce a superare egregiamente lo scoglio del sonoro, anche se per alcuni anni dalla sua diffusione continuerà a realizzare film muti (Luci della città è del 1931).

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