venerdì 15 luglio 2011

Censura ad Hollywood

Nel 1922 viene fondata la  Motion Picture Producers and Distributors Association (MPPDA), alla cui guida viene posto William Hays. Qualche anno più tardi, più precisamente nel 1930, la MPPDA inizia a promuovere il Production Code - meglio noto come Codice Hays - ovvero una serie di linee guida attraverso le quali l'industria cinematografica hollywoodiana inizia ad imporsi una vera e propria auto-censura. L'intento principale di tale codice è quello di definire una serie di standard morali che devono essere seguiti durante la realizzazione di scene riguardanti temi non "convenzionali", quali violenza, sesso, omosessualità...In esso sono contenuti tre principi generali che, sintetizzati, recitano così:
  1. Non potrà essere prodotto alcun film che abbassi gli standard morali degli spettatori (...)
  2. Potranno essere rappresentati solo standard di vita corretti (...)
  3. La legge, umana o divina che sia,  non potrà in alcun caso essere ridicolizzata, nè tantomeno lo spettatore potrà essere spinto verso la sua violazione.
Oltre ad essi, vengono poi definite altre restrizioni particolari per quei casi non troppo chiari o mal precisati nei principi stessi, quali ad esempio:
  • E' proibita la promiscuità razziale
  • Sono proibite scene di passione, a meno che queste non siano fondamentali per la definizione dell' intreccio
  • Sono vietate allusioni alle "perversioni sessuali" e alle malattie veneree
  • Non possono essere mostrate scene di donne partorienti
  • Sono vietate le rappresentazioni dell' uso di droghe e del consumo di alcolici, salvo che non siano  strettamente essenziali per l' intreccio
Il risultato derivante dall' applicazione del codice rasenta talvolta l' assurdità :  ad esempio, viene completamente bandita l'omosessualità (considerata "perversione sessuale") e coppie regolarmente sposate devono dormire, sullo schermo, in letti separati.
Per alcuni anni le case produttrici fanno una sorta di opposizione al Codice  e continuano a produrre lungometraggi che vengono ripetutamente considerati fuori luogo o addirittura oltraggiosi dai censori. Ma già a partire 1934 molti produttori devono arrendersi ed adeguarsi ai nuovi "standard" imposti dal Production Code. E' infatti in quell' anno che viene sancita una nuova regola : ogni lungometraggio presentato al pubblico senza essere prima stato approvato dalla MPPDA avrebbe comportato una multa per la casa produttrice di migliaia di dollari e l' impossibilità di proiettarlo in tutti gli altri cinema che non appartenessero alla casa stessa.
Il Production Code rimane in uso fino agli 60' (viene definitivamente abbandonato nel '67, sostituito dal MPAA film rating system) , anche se già a partire dal decennio precedente viene  duramente attaccato da alcuni cineasti, primo fra tutti Otto Preminger. Nel '54  produce infatti con la United Artists  La vergine sotto il tetto senza l' approvazione della commissione Hays.  Il caso arriva in tribunale e Preminger vince la causa. L' anno successivo fa poi distribuire L' uomo dal braccio d'oro, film che tratta in modo esplicito il tema della tossicodipendenza. L' uscita di questi due film mette profondamente in discussione l' autorità del codice Hays, tanto da decretarne con grande probabilità "l'inizio della fine".

Risulta però doverosa una precisazione: seppur con i suoi grandi limiti, la MPPDA  funge da barriera contro il dilagare di una censura a livello nazionale che avrebbe altrimenti posto limitazioni ancor più drastiche alla produzione cinematografica. Di certo, tutti i temi considerati "vietati" lo sarebbero stati comunque anche per le commissioni di censura nazionali: dunque, imponendo limitazioni "a priori", il Codice "permise a Hollywood di risparmiare inducendo i cineasti a non girare scene che sarebbero comunque state tagliate (...) e consentì agli studios di spingersi abbastanza in là da stuzzicare il pubblico senza superare i limiti fissati dalle locali autorità censorie" (Bordwell-Thompson, Storia del cinema e dei film).

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